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Del 22-10-2021

SCIENCE CAPITAL: UNA LEVA PER L'INCLUSIONE SOCIALE

Chiedi a chi ne sa

Lo Science Capital è un insieme di concetti e metodologie messe a punto da un gruppo di ricerca coordinato dalla professoressa Louise Archer dell’University College di Londra. L’approccio teorico è corredato da strumenti metodologici per la progettazione didattica adattabili a diversi contesti educativi, formali e informali. Il tutto mira a coinvolgere ragazze e ragazzi nelle STEM, per rendere i loro percorsi di studio e formazione più inclusivi e motivanti. Tra i primi a sperimentarlo sistematicamente in spazi informali, c’è lo Science Museum di Londra, di cui Micol Molinari coordina il settore Risorse Educative.

Per la rubrica “Chiedi a chi ne sa”, abbiamo dialogato con Louise Archer e Micol Molinari.

 

Louise Archer

Lo Science Capital nasce per innovare la didattica e promuovere modi più inclusivi di stimolare l’interesse verso le materie STEM. Su quali principi si basa questa metodologia? 

La metodologia del cosiddetto Capitale scientifico è stata sviluppata da ricercatrici, ricercatori e insegnanti nell’arco di sei anni. Dopo aver lavorato a una versione per le scuole secondarie, siamo ora felici di aver pubblicato, il 19 ottobre, una versione che si applica anche alle scuole primarie. Il nuovo Science Capital stimola ulteriormente la riflessione metodologica attraverso la quale le/gli insegnanti migliorano la loro pratica quotidiana, e può funzionare con qualsiasi curriculum, non solo scientifico.

La prospettiva dello Science Capital permette alle/ai docenti di rendere l’insegnamento delle scienze coinvolgente e inclusivo, attraverso questi tre passaggi fondamentali:

• si parte dalle buone pratiche già esistenti di insegnamento delle scienze;

• si cerca di ampliare le idee comuni su cosa e chi conta nella scienza, sfidando gli stereotipi dominanti in questo ambito. Si promuovono l’insegnamento e l’apprendimento inclusivo delle scienze, partendo dalle bambine e dai bambini più piccoli, per valorizzare la loro voce e le loro azioni;

• si offrono tecniche aggiuntive alle/agli insegnanti per costruire concretamente lo Science Capital.

Al centro della nostra visione, c’è il cambiamento della pratica didattica, per sostenere un insegnamento e apprendimento delle scienze sempre più inclusivi.

*Fonte: The Science Capital Teaching Approach. Engaging Students With Science, Promoting Social Justice (vedi qui)

 

L’idea di diventare uno scienziato o una scienziata spesso spaventa. Perciò, crescendo, finisce per essere accantonata. In che modo, invece, il capitale scientifico può incoraggiare le/i giovani a non abbandonarla?

È stato dimostrato che la metodologia Science Capital aiuta ognuno/a non solo a vedere, ma a vivere la scienza come qualcosa che “può fare per me”. Questa impostazione aiuta le/gli insegnanti a creare collegamenti tra le scienze e gli interessi personali, spingendo le menti più giovani a riconoscere dove sta la scienza nella vita quotidiana e a comprendere che le competenze scientifiche possono svolgere un ruolo importante in qualsiasi professione.

Come è stato accolto lo Science Capital dalla comunità educativa? Quali sono i suoi risultati più importanti e innovativi nelle scuole? Quali traguardi devono ancora essere raggiunti?

Siamo felici dell’interesse di cui insegnanti e colleghi hanno dato prova, nel Regno Unito e nel mondo. Dopo una sperimentazione nella scuola secondaria e primaria per uno o due anni, abbiamo rilevato un notevole miglioramento nell’impegno, nell’interesse e nelle aspirazioni tra le/i giovani. Inoltre i docenti hanno dichiarato di sentirsi meglio loro stessi e più in sintonia con la classe. Il nostro lavoro è in continua evoluzione: siamo entusiasti nell’osservare come si sta sviluppando e curiosi di vedere cosa ci porterà in futuro.

 

Micol Molinari

Alcune ricerche mostrano che molte persone non si sentono coinvolte in ambienti come musei, associazioni, spazi culturali. Come possiamo rendere più accessibile la conoscenza e le potenzialità delle STEM?

Molte persone non considerano i musei luoghi adatti a loro: questa è la prima barriera da superare. Durante la nostra esperienza, abbiamo imparato che non dobbiamo semplicemente trasmettere a studentesse e studenti contenuti e conoscenze, ma sforzarci di costruire la loro identità e il senso di appartenenza al mondo della scienza.

Le sfaccettature dell’inclusività sono molte. Fondamentale è accogliere tutti nei nostri spazi, modificando il nostro linguaggio visivo e verbale. Quindi, bisogna aiutare il pubblico a interagire con i contenuti scientifici dei nostri musei secondo le proprie inclinazioni, per favorire autonomia e responsabilità personale. Infine, è importante accompagnare le persone a scoprire i collegamenti STEM con la loro esperienza quotidiana.

Lo Science Museum di Londra è stato tra i primi musei a sperimentare il capitale scientifico come strumento innovativo di progettazione degli allestimenti, e a ripensare il rapporto col pubblico. Quali risultati ha ottenuto il vostro museo?

Tra gli strumenti più efficaci, ci sono i nove “punti di riflessione sul coinvolgimento”, volti a valorizzare la ricerca sul capitale scientifico, stimolando l’inclusività, il senso di appartenenza e la partecipazione alle esperienze didattiche del museo.

Allo Science Museum di Londra usiamo questi punti per sviluppare e rivedere sistematicamente ogni contenuto. Ad esempio, quando facciamo riferimento all’applicazione quotidiana di un principio scientifico, riflettiamo su ciò che è considerato quotidiano per il pubblico. Può sembrare un dettaglio, ma proviamo sempre a immaginare quanto sia facile perpetuare un senso di esclusione proponendo esempi non accessibili a molte persone. Ad esempio, parlando dell’uso del ghiaccio secco, invece di far riferimento al teatro, è meglio menzionare la televisione e il cinema, la cui frequentazione è più diffusa. Potete leggere altri esempi e riflessioni sul nostro blog.

Siamo molto orgogliosi che la metodologia del Capitale scientifico sia stata adottata a tutti i livelli nell’organizzazione dello Science Museum di Londra: abbiamo infatti lavorato per introdurre cambiamenti nell’intero spettro di ruoli e responsabilità. Lo Science Capital fa parte della missione per cui vogliamo essere “aperti a tutti”, cioè essere più inclusivi e accoglienti per un pubblico sempre più vasto. Metterlo in pratica è fondamentale.

In che modo musei e altri spazi informali possono dialogare con il mondo della scuola?

Nella quotidianità le persone vivono in tanti spazi diversi, dove hanno esperienze positive o negative, che alla fine portano sempre dentro di loro. In quest’ottica, lo spazio museale è importante nel far sì che ognuno/a costruisca un senso di appartenenza nei confronti di tutte le scienze, il che può accadere solo se in quello spazio si propongono esperienze coinvolgenti, non solo accoglienti. Ma non basta. Poiché le persone passano il loro tempo anche in altri spazi, è importante che questo senso di appartenenza alle STEM sia trasmesso in più ambiti possibili. Perciò lavoriamo con insegnanti, ricercatrici e ricercatori, professioniste/i ed esperte/i della scienza informale come noi, per condividere le idee dello Science Capital e incoraggiarli ad applicarle negli ambienti più svariati.

Molti giovani considerano la scienza solo una materia scolastica. In che modo le esperienze positive vissute a scuola possono favorire il riconoscimento della scienza anche a casa? Inoltre, come si può stimolare la curiosità scientifica nei musei?

Ad esempio con esperienze interattive, in cui il pubblico è coinvolto in giochi, pratiche e attività che funzionano anche fuori dalla scuola o dal museo, invitando sempre tutti a far riferimento all’applicazione quotidiana di un principio scientifico. Per ulteriori informazioni su come il Science Museum Group sta mettendo in pratica la metodologia del Capitale scientifico, questa pagina web illustra le nostre attività e i nostri eventi.

 

Louise Archer è professoressa di Sociologia dell’educazione all’UCL, University College London, ed è membro dell’Accademia delle Scienze britannica. Coordina il gruppo di ricerca “The STEM Participation & Social Justice” che ha messo a punto lo Science Capital. I suoi ambiti di ricerca sono identità e disuguaglianza etnica, razziale e sociale, identità di genere, educazione scientifica. In passato è stata professoressa di Sociologia dell’Educazione al King’s College di Londra, dove ha ricoperto il ruolo di Direttrice del Centro di ricerca in Educazione in Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica.

 

Micol Molinari, laureata in Neuroscienze e Biologia Comportamentale presso la Emory University di Atlanta, USA con un MPhil in Neuroscienze all’Università di St Andrews in Scozia, lavora nell’educazione informale dal 2008 e, in particolare, è coordinatrice delle Risorse educative allo Science Museum di Londra, dove studia e applica la metodologia Science Capital in tutte le attività educative, curando lo sviluppo delle risorse educative in collaborazione con insegnanti, scienziate/i e professioniste/i.

 

 

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